Interpretibus M. Tullio Cicerone, Rufo Festo Avieno, Germanico Caesare, una cum eius commentariis. C. Iulii Hygini Atronomicon. Omnia partim e vetustis codicibus, partim e locorum collatione emendata, & emendatorum ratio, ab ipso Morelio... apud Theodorum Graminaeum, Coloniae Agrippinae, 1569. In-4 p. (mm. 302x190), cartoncino rustico antico (con picc. macchie), titolo ms. al dorso, 4 cc.nn., 183 pp.num.; marca tipografica al frontespizio e al verso dell'ultima carta (colophon con la data 1570); ornato da grandi iniziali figurate a vignetta; con un ricco apparato iconografico nel testo: 41 grandi figure con le costellazioni e 7 con i pianeti (tutto inc. su legno) che probabilmente si fondano sulle astronomiche allegorie realizzate da Duerer in un'edizione del 1515.La presente opera si basa sulle traduzioni latine di Cicerone, Rufo Festo Avieno e Giulio Cesare Germanico, e include al fine Poeticon Astronomicon di Caio Giulio Igino, che rappresenta un manuale scolastico di astronomia ed espone le storie astronomiche di Arato e di Eratostene con particolare riguardo ai miti australi (così Diz. Opere Bompiani,I, p. 297). "Fenomeni" è un poema greco di Arato da Soli (prima metà del III sec. a.C.). In 1154 esametri, l'Autore descrive la volta celeste, passando in rassegna le costellazioni, spiegandone i nomi e determinandone la posizione reciproca; dal v. 733 comincia una seconda parte, nota anche col titolo separato di "Pronostici", in cui sono elencati gli indizi che permettono all'intenditore di prevedere il tempo che farà.. L'opera, rispondendo ai gusti del tempo, ha avuto una fortuna singolare; essa fu tra le pochissime sopravvissute alla perdita della poesia ellenistica; se ne interessarono infatti non solo i letterati, ma anche gli scienziati, che dedicarono ad Arato tutta una serie di esposizioni e di commenti. A Roma i "Fenomeni" influirono sulla poesia dotta; Cicerone li tradusse in latino, Giulio Cesare Germanico compose un rifacimento dei "Fenomeni" in 725 esametri: Aratea'.. apportando qua e là soppressioni e aggiunte al testo di Arato. Da ultimo, Rufo Festo Avieno (IV sec. d.C.) renderà ancora una volta in latino il poema arateo. Così Diz. Opere Bompiani, p. 370.Seconda edizione latina (la prima è di Parigi, 1559).Cfr. Adams,I,1518 - Wellcome,I,366 - Cantamessa Astrologia,II,3866 (p. 1303) che cita la ns. opera sotto quelle di C.J. Hyginus - Brunet,I,376 per la prima di Parigi, 1559.Arross. e picc. manc. ai risg.; con bruniture per la qualità della carta.
Reference : 137771
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