Tradotta in lingua fiorentina da Cosimo Bartoli.... con la aggiunta de' disegni. appresso Francesco Franceschi, Venetia, 1565. In-8 p. (mm. 220x165), cartonato rustico settecentesco, tit. ms. al dorso, pp.num. 404, cc.nn. 14 (di Indice) incluso il bel frontespizio figur. che porta al verso il ritratto dell'A. in ovale, inc. su legno; con l'aggiunta di 2 carte (segnate S, fra "S"6 e "S"7) che raffigurano la parte superiore di due torri e di altre 2 carte (segnate X, fra "V"8 e "X"1) che riportano la pianta dei bagni di Diocleziano. L'opera è illustrata nel t. da 90 xilografie di dettagli architettonici, piante e diagrammi. Inoltre, all'inizio del ns. esemplare figurano 2 carte contenenti: endecasillabi di Pagani Paganini e una seconda dedica di Cosimo Bartoli al Signore Cosimo de Medici, duca di Firenze et di Siena (non citate nelle bibliografie).Cfr. Fowler Collection,9: "First quarto edition of Bartoli's translation (la I, in folio è del 1550). The title is within a reduced copy of the architectural woodcut border of the title page of the 1550 folio edition. The illustrations are also reduced and reversed copies of the same edition" - Cicognara,376.Nel ns. esemplare, corto del marg. super., il frontespizio è stato restaur. per piccole manc. al marg. infer. bianco; lievi aloni o fiorit. interc. nel t. ma certamente un buon esemplare.
Reference : 115514
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Opera postuma. Dedicata a Sua Sacra Reale Maestà. Appresso Gianfrancesco Mairesse, Torino, 1737. In-4 gr. (mm. 350x227), 2 voll. (testo e tavole), piena pergamena coeva, titolo oro su tassello al dorso, tagli a spruzzo rossi, pp. (8),307,(1 d'Errata), compreso il frontespizio - con grande stemma xilografico dei duchi di Savoia - dedica degli editori chierici regolari di S. Lorenzo, avviso ai lettori, approvazione e indice; il testo è ornato da iniziali figurate a vignetta, pure xilograf. L'opera è divisa in 5 Trattati (suddivisi a loro volta in capitoli e osservazioni): Dell'architettura in generale // Della ichnografia // Della ortografia elevata // Dell'ortografia gettata // Della geodesia. Il 2° volume contiene: ritratto dell'A. (datato 1683) e 79 tavv. architettoniche inc. su rame da Francesco Guenotto, Giovanni Fayneau, Giovanni Abbiati, Antonio Verga e Antonio de Piene sui disegni di Guarini (di queste, il ritratto e 44 tavole, erano già state pubblicate nella prima edizione postuma dei "Dissegni d'architettura civile ed ecclesiastica" (Torino, 1686)). Le tavole, divise in 3 sequenze, contengono progetti con piante, prospetti, sezioni, figure geometriche ed elementi architettonici: la "prima" sequenza di 45 tavole è suddivisa in base ai 5 trattati - Trattato I (3 tavv.) // Trattato II (5 tavv.) // Trattato III (20 tavv.) // Trattato IV (14 tavv.) // Trattato V (3 tavv.). La "seconda" sequenza consiste di 27 tavole numerate - relative a piante di edifici. La "terza" e ultima sequenza consiste di 7 tavole non numerate. "Prima edizione postuma", curata da Bernardo Vittone.This 1737 publication is the complete version of the architectural treatise by the priest, scholar and architect Guarino Guarini, edited by the architect Bernardo Vittone from the manuscripts and plates owned by the Theatine order in Turin. The first edition ("Disegni d'architettura civile ed ecclesiastica") was published in 1686, three years after Guarini's death, and contained most of the illustrations of the definitive version of 1737. Published without a text, the first edition was divided in two parts, one on the orders and one illustrating Guarini's buildings.. The definitive edition of 1737 is more widely available than the first edition. It contains a few additional plates, on geometry and columns, and an extensive text.. Although the text is not particularly useful for information about Guarini's buildings, the plates are essentials for an understanding of his unbuilt projects and destroyed buildings (così Millard,50). Cfr. Fowler,150: The portrait of Guarini is unsigned, but a few of the plates are signed by Guarini, Gio. Abbiati, Ioan Fayneau - Cicognara,526 - Riccardi,I,637.Guarino Guarini (Modena 1624 - Milano 1683), architetto. Esponente del barocco piemontese, formatosi sullo stile borrominiano si distaccò in seguito dall'architettura classica e da quella contemporanea; i suoi edifici non mirano all'unità, ma a un sorprendente collegamento di parti individualmente distinte, nelle quali ogni norma tradizionale è sistematicamente contraddetta. Fu attivo a Torino dal 1666 nella costruzione di S. Lorenzo, iniziata nel 1634 e poi sospesa, nel 1668 fu nominato da Carlo Emanuele II (1634-75) suo ingegnere e matematico e gli fu commessa la cappella della Sindone. Autore di vari trattati, tra cui si ricordano il "Modo di misurar le fabbriche" e "Architettura civile" (postumo, 1737) (così Treccani online).Bernardo Vittóne (Torino 1702 - ivi 1770), architetto Tra i più originali architetti del tardo barocco ed esponente di primo piano dell'architettura piemontese, realizzò, secondo criteri di leggerezza di gusto rococò, una sintesi originale delle lezioni di G. Guarini e di F. Iuvara. Fra le opere si ricorda il "Santuario del Vallinotto" (1738, Carignano). Allievo di F. Iuvara, fu a Roma (1731-33), dove divenne membro dell'Accademia di San Luca. Qui studiò l'architettura barocca e soprattutto borrominiana, ed ebbe modo di copiare i volumi di disegni di C. Fontana di proprietà del card. A. Albani. Tornato a Torino, su incarico dei Teatini curò la pubblicazione dell'"Architettura civile" di G. Guarini: la profonda conoscenza di Guarini, accanto alle premesse di Iuvara, furono elementi fondamentali nell'opera di V., che ne realizzò una sintesi originale e creativa (così Enciclopedia Treccani online).Solo il volume di tavole con rare e lievi fioriture intercalate, altrimenti fresco esemplare, ben conservato.
Alla quale oltre all'essere stati dall'istesso Autore rivisti, meglio ordinati, e di diversi disegni, e discorsi arricchiti i primi quattro libri per l'adietro stampati, Sono aggiunti di più il Quinto, Sesto, Settimo, e Ottavo libro. Paolo Manuzio, Venetia, 1567. In 4 gr. (mm. 343x245), p. pergamena coeva (risg. rifatti), titolo manoscritto al dorso, 2 cc.nn. (bel frontespizio in cornice architettonica xilografica e la dedica che, in questa seconda edizione, è indirizzata a Francesco de' Medici, Principe di Fiorenza e di Siena), 196 pp. num., 4 cc.nn. (Tavola di quanto nelli otto libri), con numerose figure architettoniche inc. su legno nel testo, anche a piena pagina. "Seconda edizione" ma "prima completa degli otto libri", con significative aggiunte apportate ai primi quattro libri (già editi a Venezia nel 1554, sempre da Aldo): Nel quinto si tratta di quel che s'aspetta all'ornato per le fabbriche. Nel sesto si mostrano le buone qualità dell'acque per l'uso del vivere; e cosi similmente dell'acque de i bagni, con alcuni loro disegni. Nel settimo s'adducono quelle cose di Geometria, & de gli elementi suoi, che piu all'Architetto faccino di bisogno: con un nuovo, & facil modo di pigliare in propria forma qualunque fabbrica, sito, o luogo. Nell'ottavo s'insegna a operar praticamente nelle cose di Prospettiva, cominciando da i primi principii, & elementi di quella.Cfr. Renouard, p. 203, n. 6 - Riccardi,I,319 - Fowler,83 - Brunet,I,1654 - Berlin Katalog,2577 - Cicognara,469: Opera bene concepita, e di bella esecuzione colle tavole di purgato disegno. La prima edizione fu intitolata ad Enea Piccolomini - Schlosser-Magnino, pp. 405 e 418. Pietro Cataneo (Cattaneo) (primissimi anni del sec. XVI - intorno al 1569 ?), artista senese, figlio di Giacomo, il quale, benché attivo come architetto militare nella Maremma senese, è soprattutto noto come autore di trattati. Si formò nell'ambito della tradizione rinascimentale instaurata a Siena da Francesco di Giorgio Martini e in rapporto diretto con B. Peruzzi, dei quali dovette conoscere idee e disegni. Oltre che con D. Beccafumi, dal quale secondo alcuni imparò il disegno, ebbe relazioni con i due maggiori architetti del Cinquecento senese: Anton Maria Lari detto il Tozzo e Bartolomeo Neroni detto il Riccio. E intorno alla metà del secolo, divenne uno dei principali esponenti della cultura architettonica della sua città. Scarsamente nota e studiata - e forse anche poco significativa - è la sua attività di architetto civile. Mentre è in prevalenza documentata la sua attività di architetto militare al servizio della Repubblica senese, attività che lo tenne occupato, con sospensioni dovute probabilmente alle vicende politiche, nelle zone della Maremma minacciate dalle incursioni saracene, per circa un decennio, almeno fino al 1552.In questi stessi anni il C. doveva essere occupato alla redazione de I quattro primi libri di architettura che furono pubblicati nel 1554 (Vinegia, in casa de' figliuoli di Aldo). Nel trattato, che è in parte frutto dell'esperienza di questi anni nel campo dell'architettura militare, il C. ricorda le fortificazioni di Orbetello "il quale hoggi si truova occupato da Spagnuoli". Nel 1567 fu pubblicata a Venezia l'ediz. accresciuta del suo trattato.La fama del C. è tutta affidata al trattato di architettura, che è un documento di notevole importanza nella letteratura architettonica del Cinquecento, segnando il passaggio da trattati sul tipo di quello del Serlio - e con quest'ultimo contribuendo a diffondere idee rinascimentali sull'architettura e sulla città derivate dal Peruzzi e, prima, da Francesco di Giorgio - a trattati sul tipo di quelli di G. Vasari il Giovane, di B. Ammannati e, per certi aspetti di quello di G. B. Montano.L'edizione del 1567, accresciuta di alcune significative aggiunte nei primi quattro libri (come cenni sulla castramentatio romana, desunti da Polibio, nel primo libro; un consistente inserto vitruviano sui templi antichi e un'accademica critica al tempietto di S. Pietro in Montorio del Bramante nel terzo libro), svolge nel libro quinto, con stretta osservanza vitruviana e con frequenti critiche al Serlio ed anche all'Alberti, l'argomento dell'ornato delle fabbriche, cioè degli ordini architettonici. E mentre il sesto libro tratta delle acque in rapporto alla città e dei moderni edifici termali, il settimo e l'ottavo svolgono rispettivamente un breve corso di geometria ed uno di prospettiva rivolti, senza troppe disquisizioni teoriche, alla pratica degli architetti. Il tono da una parte accentuatamente libresco e accademico, dall'altra essenzialmente pratico, senza possibilità di sintesi tra i due atteggiamenti, indica in questa seconda edizione il diverso clima culturale stabilitosi nella seconda metà del secolo ed è il frutto di studi nel campo della letteratura architettonica, della geometria e della matematica che probabilmente impegnarono il C. nei suoi ultimi anni (come matematico, il C. aveva già scritto le Pratiche delle due prime mathematiche., stampate da N. Bascarini a Venezia nel 1546) (Cfr. DBI vol. 22°).Margine esterno delle prime 2 cc. rifatto; restauro al margine inferiore di 4 cc. (da p. 137 a p. 144), lieviss. fioriture marginali sulle ultime 4 cc., lievi e uniformi arrossature soltanto su 3 cc., altrimenti bell'esemplare.
Dati in luce da Calisto Ferrante Romano. con licenza de superiori appresso al sudetto Calisto, In Roma, 1636-1638. In-4 gr. (mm. 354x234), 2 opere in 1 vol., cartonato muto moderno. La prima opera è così composta: 40 tavole numerate inc. in rame che comprendono il bel frontespizio allegorico con titolo entro cartiglio, la dedica (posposta) di Calisto Ferrante al Cardinale Lelio Biscia, 38 tavv. (num. 3-40) che illustrano i vari ordini architettonici (toscano, corintio, dorico, ionico, colonne, architravi, fregi, capitelli, etc.); in fine sono aggiunte 2 tavv. di statue (tratte da un'altra opera dello stesso A.) La seconda opera è formata da 31 tavole non numerate incise in rame, comprensive del frontespizio calcografico in cornice architettonica con titolo entro bel cartiglio."Rara edizione originale" di entrambe le opere.L'opera completa di Montano apparve in una edizione collettiva stampata nel 1684, a cura di Giovanni Giacomo De Rossi, con il titolo "Li Cinque libri di Architettura".Cfr. Fowler,200 - Piantanida,III/IV,4391 e 4392 - Olschki,I,51 (per la prima opera): L'ouvrage se compose de 42 belles planches..'preziosi e scelti frammenti della buona architettura' (Cicognara,571) - Michel,V,192.Giovanni Battista MONTANO (Milano, intorno al 1534-1621). L'anno di nascita lo si deduce da F. Villamena che, in un'incisione posta intorno al ritratto del M., lo dichiara alla data della sua morte di anni 87. In base a una attestazione del 1609, in cui il M. afferma di conoscere Guglielmo Della Porta «da più di 40 o 45 anni», si ipotizza la sua presenza a Roma già negli anni Sessanta del XVI secolo.. Nulla si sa sulla formazione del M. «intagliatore di legname», come scrive Baglione, che lo definisce anche eccellente, e buono architetto'.. Scrive infatti Baglione: Ha lasciato dopo di se molte belle fatiche di disegni d'architettura, che poi sono state poste in luce da Gio. Batta Soria, il quale fu suo allievo, come altresì Vincenzo della Greca, ambedue Architettori Romani. La pubblicazione dei disegni del M., iniziata appena dopo la sua morte, ha avuto notevole risonanza. Nei disegni del M. della Collezione Martinelli al Castello Sforzesco di Milano ce ne sono una parte cospicua dedicata ai cosiddetti «tempietti», altri potrebbero essere progetti; notevole è anche la collezione di disegni della Biblioteca nazionale di Stoccolma. È poi particolarmente significativa la collezione Sir John Soane's Museum di Londra, comprendente I sette libri dell'architettura..', del M., dove nel frontespizio vi è una figura entro un'articolata incorniciatura forse un'immagine dello stesso M. e, sulla targa-mensa, sono appoggiati libri di vario genere, strumenti per il suo lavoro e per la misurazione (così DBI,75).Ben conservato.
Presi dalle Fabbriche più celebri dell'Antica roma, e posti in uso con un nuovo esattissimo metodo. Opera di Neralco P.A. nella stamperia di Antonio De' Rossi, In Roma, 1744. In folio (mm. 435x285), cartonato muto coevo, pp. X,(2),166,(6), con 76 tavole fuori testo, di cui 3 ripiegate (le ultime tavole illustrano il Colosseo, il Tempio del Panteo e il Tempio Vaticano); grande e bella vignetta al frontespizio, testatina alla dedicatoria, alc. capilettera e finalini, tutto inc. in rame da Carlo Grandi. Il testo è altresì ornato da graziosi capilettera figurati e alc. finalini inc. su legno.Rara "prima edizione".Giuseppe Maria Ercolani, con lo pseudonimo di Neralco, esamina dal punto di vista dello studio teorico e della progettazione i tre ordini principali, dorico, jonico e corinzio, secondo gli esemplari più celebri dell'antica Roma. Non si sofferma soltanto sui canoni di Vitruvio, ma analizza le opere moderne' fino a Palladio e a Barozzi. Divide ciascuno dei tre ordini in semplice, ornato e composito' e indica quale uso fare del compasso per disegnare questi tre aspetti. Giuseppe Maria Ercolani (Pergola 1672-1759). Compì i primi studi a Senigallia, completando poi la propria formazione a Urbino e a Roma, dove si laureò in giurisprudenza. Abbracciato lo stato ecclesiastico, divenne prelato referendario delle due Segnature e "segretario del piombo alle bolle"; nel contempo coltivava svariati interessi culturali, tanto da essere ricordato come poeta, geografo, teologo, architetto dilettante e matematico. Iniziata la carriera pubblica, nel 1719 fu rettore o governatore generale della Sabina. Dal 1721 al '25 fu il sessantatreesimo governatore prelato di Fabriano; uguale carica ricoprì anche a Benevento. L'E. amministrò anche varie altre città dello Stato della Chiesa.Nel campo dell'architettura il suo primo progetto noto è quello di un edificio a pianta triangolare, ispirato al nuovo stemma della romana Accademia di S. Luca adottato nel 1705 e da destinarsi a sede di un'accademia delle arti, redatto dall'E. nel 1708 e donato alla suddetta Accademia.. La più importante occasione per dispiegare le proprie conoscenze e dar prova delle sue capacità in campo architettonico-urbanistico, solo uno dei tanti settori indagati dal suo versatile ingegno, si presentò all'E. nel 1746, allorché fu decisa la prima "ampliazione" di Senigallia, città in cui, durante i primi decenni del sec. XVIII, si andava registrando un considerevole incremento demografico insieme con una consistente crescita economico commerciale.. Dal punto di vista architettonico, momento centrale della trasformazione settecentesca di Senigallia fu il progetto della palazzata a portici lungo il fiume; i tre edifici, da costruirsi in laterizio, dovevano essere dotati di cinquantatré arcate in facciata e sei laterali, tutte in pietra d'Istria, con funzione di passeggio coperto e sede di esercizi commerciali.Per l'esecuzione architettonica di quelli che poi furono chiamati portici Ercolani', da più parti si riporta il nome di Alessandro Rossi, un architetto di Osimo: la questione dei ruoli dell'E. e del Rossi risulta a tutt'oggi non chiarita (Taus, 1989, p. 67).. Indipendentemente dal ruolo del Rossi, i portici Ercolani nella loro asciutta e rigorosa veste architettonica possono considerarsi opera che preannuncia il neoclassicismo; infatti la posizione espressa dall'E. nel suo scritto in campo architettonico più importante è già a favore di una energica reazione antibarocca. Di ciò si coglie testimonianza nella prefazione al suo trattato "I tre ordini d'architettura dorico, jonico, e corintio.."; in essa l'E. affermava che, "vedendo ogni di più in disordine la vera antica Architettura per tante licenze, colle quali la difformano non pochi moderni Professori, ho risoluto formare il presente Trattato, per riparare, se sia possibile, il suo deplorabile abuso". Anche in Descrizione del Colosseo romano del Panteo e del tempio vaticano (Ancona 1763), pubblicato per la prima volta nel 1744 insieme col trattato sugli ordini, diede prova di puntuale conoscenza di monumenti antichi e moderni. L'E. firmò ambedue i trattati con il nome arcadico Neralco P. A. (Pastore Arcadico) (cfr. DBI,vol. 43).Cicognara,580 - Brunet,IV,40 - Graesse,IV,658 - Berlin Katalog,I,2632 - Melzi,II, p. 227. Esemplare ben conservato, ad ampi margini, con barbe.
Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti. Diretta da Marcello Piacentini. Treves, Milano, 1938. In-4 p., tela (strappo al dorso), titolo oro su tassello al dorso, pp. 905, con alc. tavv. f.t., più volte ripieg. Di questa celebre rivista di architettura, diretta da M. Piacentini, offriamo l'annata completa del 1938. Mancano tutte le copertine e le pp. pubblicitarie. Cerniere int. leggermente allentate, peraltro esemplare ben conservato.